La Torre dell’Orologio, che rappresenta l’iconema del paese contemporaneo di Cellamare, sorge in piazza Don Bosco sui resti di una vecchia torre che si ergeva sulla chiesa della Madonna delle Grazie, visibile sul lato Nord ormai inglobata nell’edificio. Il monumento, commissionato dal Comune, fu realizzato dall’ingegnere Gino Giusfredi nel 1923 su progetto dell’ing. Rossetti.
La torre in stile neoromanico presenta un basamento trapezoidale che ha le fattezze di un bastione, nel quale si apre il portale d’ingresso a sesto acuto sormontato da una lapide che commemora i caduti della Prima Guerra Mondiale. Sull’imponente basamento si innesta la torre che al primo ordine presenta, su tutti e quattro i lati, delle bifore costituite da tre colonnine in pietra locale, con lunette a sesto acuto decorate con fregi in stucco. Sulla facciata al secondo ordine si staglia lo stemma della città che rappresenta una sirena tra le onde del mare, che reca sulla testa tre stelle e la scritta Celi Amor, mentre il terzo ordine è caratterizzato dall’orologio, realizzato ad Uscio, comune ligure famoso sin dall’800 per la fabbricazione di grandi orologi per campanili, Chiese, municipi e torri. Nella parte sommitale, caratterizzata da una merlatura sostenuta da archetti pensili, si erge la loggia campanaria con bifora su ogni lato.
La zoccolatura, in conci di pietra calcarea lavorati a bocciarda, termina con una cornice lapidea a toro ben levigata. L’arco del portale di ingresso, le colonne e gli archetti delle logge sono anch’essi in pietra calcarea locale, mentre tutto il paramento della Torre, si presume costituito da conci in tufo, è ricoperto nella parte basamentale da un bugnato di intonaco sagomato ad imitazione di conci in pietra, in cui le fughe dei conci sono profondamente incise nell’intonaco fresco. Il 2^ ed il 3^ livello, invece, sono rivestiti da intonaco liscio e soltanto nei cantonali da bugne, sempre ad intonaco, sfalsate.
Durante un intervento di manutenzione risalente ad una ventina di anni fa tutte le superfici sono state tinteggiate con pittura bianca di natura sintetica.
La lapide è realizzata in marmo bianco e grigio con decori in bronzo, mentre le lunette a sesto acuto delle quattro logge al primo ordine sono in cemento decorativo di colore ocra rossiccio; sono infatti visibili gli inerti utilizzati nell’impasto. Il decoro vegetale è in stucco, così come lo stemma sovrastante.
L’edificio è in discreto stato di conservazione; soltanto sull’arco lapideo del portale si rileva la presenza di crosta nera di spessore sottile. Le diffuse macchie di colore nerastro, evidenti in particolar modo sulla parete nord, sono imputabili al degrado biologico dovuto alla colonizzazione di licheni; se ne rileva la presenza principalmente:
– sulle cornici marcapiano
– sulla merlatura e sugli archetti pensili della parte basamentale
– sulle merlature e sugli archetti pensili della parte sommitale
– sulla cornice modanata che racchiude l’orologio.
L’annessa chiesetta delle Grazie, inglobata nell’edificio sul lato nord, presenta un paramento intonacato simile a quello della Torre interessato sul lato sinistro da scritte vandaliche. La parte bassa, sia della chiesa che della Torre, presenta una morfologia di degrado legata a fenomeni di risalita capillare che hanno determinato il distacco delle finiture superficiali, al di sotto delle quali la malta che ricopre la tessitura muraria in tufo appare erosa, disgregata e fessurata. Il prospetto Nord appare maggiormente interessato dal distacco della tinteggiatura bianca che lascia intravedere la sottostante malta di colore grigio soprattutto nella parte superiore della torre.
Molte delle aree degradate presenti nella parte basamentale sono state risarcite con malta a cemento durante passati interventi manutentivi.
In facciata a destra del portale in corrispondenza del concio situato immediatamente sopra la cornice modanata della zoccolatura del basamento si è rilevato un raro fenomeno di degrado differenziale noto come flos tectorii, riconoscibile per lo sviluppo di peculiari forme macroscopiche concentriche di erosione della malta.
Diffuse cavillature dell’intonaco sono presenti sui quattro prospetti della Torre; in particolare sulle porzioni di bugnato attigue alla loggia del 1^ livello si è rilevata la presenza di fessurazioni e contenuti spanciamenti dell’intonaco.
La decorazione in stucco presente sull’arco della loggia della facciata principale presenta delle piccole mancanze di modellato in corrispondenza dell’ala sinistra dell’uccello raffigurato, mentre sullo stemma è presente una fessurazione longitudinale in corrispondenza della scritta Celi.
La preliminare operazione da effettuare sul manufatto sarà il trattamento biocida, al fine di debellare il diffuso attacco biologico; il trattamento verrà eseguito con mezzi chimici mediante applicazione a spruzzo per cicli successivi di un composto dell’ammonio quaternario – Preventol R50 o Biotin T – in soluzione in acqua demineralizzata al 2%; si tratta di prodotti ampiamente testati ad elevata efficacia, assenza di interferenza con i materiali costitutivi, bassa tossicità per la salute umana e basso rischio di inquinamento ambientale. Successivamente si procederà alla rimozione meccanica dei residui biologici mediante acqua di rete con spazzole di setola sintetica, bisturi, specilli.
Si effettuerà la ricognizione del paramento ad intonaco mediante la battitura manuale per poter rilevare le aree soggette a deadesione (di superfici saldate o incollate) e poter procedere alla rimozione localizzata delle parti ammalorate, che saranno risarcite con un nuovo intonaco a calce con modalità applicative analoghe all’originale.
Si prevede la carteggiatura degli strati di pittura bianca sintetica al fine di consentire la nuova tinteggiatura.
I depositi coerenti dovuti all’accumulo di particellato carbonioso presenti sulle superfici in pietra calcarea saranno rimossi mediante applicazione di impacchi di soluzioni di sali inorganici (ammonio carbonato) seguiti da una leggera azione meccanica con spazzolini ed acqua di rete. Anche sui manufatti in stucco saranno effettuate operazioni di trattamento biocida e di rimozione di depositi coerenti analogamente a quanto appena descritto. Qualora si dovesse rilevare la presenza di fenomeni di decoesione della malta si effettuerà un consolidamento localizzato con materiali compatibili come le nanocalci.
I risarcimenti incongrui in malta cementizia o le stuccature non più idonee a svolgere la loro funzione estetica e conservativa saranno rimosse meccanicamente e integrate con malta idraulica a base di inerti accuratamente scelti per colorazione e granulometria; la stessa malta sarà utilizzata per stuccare le cavillature, le fessurazioni e le mancanze.
A conclusione dell’intervento di pulitura, consolidamento e integrazione si effettuerà la tinteggiatura con latte di calce antibatterica, con elevata traspirabilità e resistenza alla formazione di muffe e batteri, adatta per supporti traspiranti interni ed esterni.