Ricerca Progetto dell'Architetto Paolo Maffiola

P.U.E. Magliano

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DESCRIZIONE DEI CARATTERI PAESAGGISTICI E INQUADRAMENTO TERRITORIALE

L’area interessata dal Piano Urbanistico Esecutivo si colloca a sud – ovest del centro abitato di Capurso ed è delimitata ad ovest dalla strada statale 100 e a sud dalla nuova bretella di collegamento fra la statale 100 e Via Casamassima (Z.I.).
L’intervento assume un’importanza strategica se lo si inquadra in un contesto più ampio che gli conferisce una posizione baricentrica rispetto al sistema produttivo del terziario avanzato (Executive Centre, Baricentro, Auchan, Tecnopolis) che si struttura proprio lungo la direttrice Bari-Taranto.
L’intervento, nel pieno rispetto delle caratteristiche ambientali e della naturalità del sito, assume un’importanza strategica per la valorizzazione di un contesto di particolare rilievo.
La constatazione di un simile ruolo territoriale porta alla formulazione di una proposta progettuale di un piano urbanistico esecutivo in un’area che presenta caratteristiche peculiari e non pochi vantaggi rispetto ad altre aree edificabili del P.R.G., poiché costituisce, rispetto all’assetto urbano del Comune di Capurso, una direttrice di sviluppo privilegiata.

Ortofoto con inquadramento dell’area d’intervento

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IL PROGETTO

Uno degli obiettivi prioritari della presente proposta, è stato quello di definire un progetto di Piano Urbanistico Esecutivo che avesse come caratteristica intrinseca quella di favorire ed innescare processi di realizzazione agevoli e soprattutto possibili. In questo senso, si sono individuati dei comparti concepiti come unità autonome, delimitate da strade pubbliche, la cui singola realizzazione è assolutamente indipendente e svincolata rispetto alle altre in quanto la superficie da destinare ad edilizia privata (55%) e quella da destinare ad edilizia residenziale pubblica (45%) è proporzionalmente distribuita in ciascuno dei quattro comparti.

Planimetria generale dell’area

L’impostazione planimetrica dell’intervento ha assunto quale asse di riferimento quello N-S, dettato e quasi imposto dalla forte presenza della SS 100. E’ stato assegnato al sistema della viabilità un ordine gerarchico che partendo dalle strade di “bordo”, che intercettano l’intera maglia e a cui è attribuita una funzione di ingresso e uscita agevole, individua una viabilità minore, interna alla maglia, ed ancora una viabilità pedonale che potrebbe definirsi di “connessione” nel momento in cui è letta nella sua dimensione trasversale e longitudinale, quale elemento di unione delle aree di naturalità e delle aree edificate.
L’intera maglia si pone a ridosso di importanti infrastrutture stradali (SS 100, bretella di collegamento della SS 100 con via Casamassima, prolungamento di via Magliano) che, se da un lato conferiscono qualità al progetto a livello di posizione strategica di collegamento con il capoluogo di Provincia, con il polo produttivo del terziario avanzato e con la zona industriale, dall’altro potrebbero interferire con la qualità ambientale delle residenze. Sulla base di queste considerazioni e valutando le prescrizioni degli strumenti urbanistici (PRG e PPA), sono state collocate lungo il prolungamento di via Magliano, nel versante ad est la dotazione di parcheggi pubblici, nelle quantità dettate dal PPA e, in posizione baricentrica rispetto all’intera maglia le attrezzature religiose e commerciali. Si è scelto, inoltre, di creare una “zona cuscinetto” a sud – est costituita da un’area verde attrezzata direttamente connessa alla fascia di rispetto della SS 100 destinata dal PRG a verde privato (VP2). In particolare per l’area destinata a verde privato le NTE del PRG (art. 2.4, lettera d) prevedono la possibilità di realizzare “parchi e giardini in cui possono essere ubicate attrezzature per lo svago, come chioschi, bar, teatri all’aperto, impianti sportivi e per lo spettacolo”.

Vista dalla viabilità longitudinale di piano verso l’attrezzatura religiosa

Come ulteriore filtro di protezione dai grandi assi di scorrimento si è, inoltre, deciso di dislocare le aree destinate a parcheggio pubblico lungo i due fronti longitudinali della maglia. Queste aree strutturano un sistema complesso costituito da un percorso pedonale, una barriera antirumore di vegetazione (verde di quartiere), i parcheggi e una strada di distribuzione interna per una più agevole fruizione della zona commerciale e della chiesa, e per una più vantaggiosa distribuzione agli edifici residenziali.
L’assetto planimetrico della viabilità, genera un reticolo geometrico che intercetta aree regolari all’interno delle quali si dispongono a margine le diverse tipologie edilizie. Si sono così definiti quattro grandi blocchi, su cui si è operato per sottrazione in modo da originare un tessuto edilizio non compatto ma discontinuo, che interagisce e si inframmezza con il sistema della vegetazione (verde privato | verde di quartiere).
Le corti interne a ciascun comparto sono caratterizzate dalla loro specifica attitudine alla pedonalità e alla sosta. L’idea “matrice” dell’intervento è la ripresa dello spazio collettivo dei centri urbani Nord Europei dove lo spazio privato interseca quello pubblico, la commistione dei due garantisce la migliore vivibilità e il controllo reciproco.

Vista del verde di quartiere nelle corti dei comparti

L’esigenza di assegnare un valore unitario e complessivo all’intervento, ha condizionato la scelta di non differenziare le tipologie da destinare ad edilizia privata (55%) da quelle ad edilizia residenziale pubblica (45%).
Gli edifici residenziali sono costituiti da diverse tipologie edilizie, casa torre, casa in linea e ville binate; le differenti modalità di composizione delle stesse hanno individuato quattro “tipologie aggregative” che costituiscono i grandi blocchi della maglia.
Le “tipologie aggregative” sono su pilotis; questa è stata una scelta dettata dall’esigenza di non creare delle corti completamente chiuse, ma proprio per la grande importanza che si è assegnata al sistema della vegetazione, si è voluto permettere la percezione dell’elemento vegetale anche dall’esterno.
L’impianto della vegetazione, infatti, assume un ruolo preponderante all’interno del progetto soprattutto nell’ottica di conferire un’elevata qualità ambientale a tutto il complesso.
La diffusa presenza della piantata olivetata sulle aree della maglia C 3.3, ha fatto ipotizzare la possibilità di utilizzare queste alberature per costituire l’ossatura portante del tessuto vegetale. Alcuni olivi, infatti, potrebbero essere recuperati e reimpiantati nelle corti aperte dei complessi edilizi, lungo l’area cuscinetto destinata a verde privato che si è prevista a ridosso della statale 100 e nelle aree a verde di pertinenza delle attrezzature scolastiche, religiose e commerciali.
Il sistema della vegetazione è, inoltre, costituito da una serie di elementi di ordine minore (alberi di 2a grandezza, macchie, bordure) che definiscono di volta in volta il sistema dei parcheggi pubblici, quello dei parcheggi privati interni alle corti, il sistema di recinzione dei singoli blocchi.
Le specie vegetali previste sono quelle della macchia mediterranea; una simile scelta è stata dettata dalla volontà di voler proporre sia le associazioni tipiche di questo ambiente sia un sistema a verde i cui costi di manutenzione fossero notevolmente minori rispetto ad altri caratterizzati da specie più impegnative da un punto di vista manutentivo.

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CONCLUSIONI

Alla luce di quanto esposto precedentemente, l’obiettivo del Piano Urbanistico Esecutivo è quello di definire uno scenario possibile all’interno della maglia puntando a conservare le potenzialità dell’area e ad una riqualificazione ambientalmente compatibile della stessa.
Pertanto, si propone un progetto sintesi dei seguenti temi:
– Articolazione degli interventi in armonia con le esigenze del paesaggio e per la valorizzazione degli aspetti ambientali;
– Migliore Fruibilità e Accessibilità ai comparti mediante l’integrazione dei percorsi di mobilità lenta e fruizione in sicurezza anche nelle ore serali;
– Integrazione dei servizi e attrezzature collettive a servizio dell’edificato esistente e futuro.
– Creazione di nuovi spazi della e per la collettività, rendendoli attrattivi e accessibili durante l’intera giornata.

Vista del verde di quartiere nelle corti dei comparti


P.I.R.P. di San Marcello | Bari

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DESCRIZIONE

La rigenerazione delle periferie urbane rappresenta l’obiettivo prioritario che l’Amministrazione Comunale tramite i Programmi Integrati di Riqualificazione delle Periferie (P.I.R.P.) si è prefissa di raggiungere.
I P.I.R.P. sono elaborati con la partecipazione attiva degli abitanti, finalizzata a garantire interventi che rispondano ai loro bisogni e ne migliorino la qualità della vita con particolare attenzione ai bambini, agli anziani e ai diversamente abili.
La proposta operativa complessiva passa attraverso un’attenta progettazione integrata, di investimenti pubblici e privati finalizzata alla rigenerazione ecologica e funzionale del quartiere, definendo obiettivi ed azioni.
Gli obiettivi generali del PIRP del quartiere San Marcello in Bari si riferiscono, dunque, a quattro temi fondamentali ed essenziali per il raggiungimento dell’obiettivo specifico della Riqualificazione Urbana, Edilizia, Ambientale e Sociale del quartiere.
I temi principali del Programma riguardano:
• Riorganizzazione dell’assetto urbanistico
• Riqualificazione dell’ambiente costruito
• Adeguamento agli standard del sistema di urbanizzazioni primarie
• Miglioramento della qualità della vita e Rafforzamento dell’ Integrazione sociale

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LA RIORGANIZZAZIONE DELL’ASSETTO URBANISTICO

La riorganizzazione dell’assetto urbanistico si realizza attraverso la ridefinizione della viabilità e degli spazi aperti che vengono individuati come la struttura portante e più leggibile della morfologia dell’intero nucleo del “brano periferico”, per la loro successione nel disegno dell’impianto e per le loro relazioni reciproche.
La scelta progettuale è orientata verso una pedonalizzazione quasi totale dell’area che, attraverso interventi sinergici pubblici e privati consentirà l’attraversamento dell’area su percorsi liberi ed integrati nella più ampia area pedonale.
La riqualificazione degli spazi a verde pubblici e di pertinenza dell’edilizia esistente e da realizzare, ridisegnano lo spazio urbano attualmente morfologicamente povero ed urbanisticamente irrilevante, ridotto così come è ad un non-luogo di semplice attraversamento dei flussi di traffico.
In particolare la sistemazione della piazza della chiesa di San Marcello e la realizzazione di una nuova piazza di quartiere definiscono un assetto urbanistico decisamente più rispondente alle esigenze di riqualificazione dell’intero ambito.

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LA RIQUALIFICAZIONE DELL’AMBIENTE COSTRUITO

La riqualificazione dell’ambiente costruito si attua attraverso non solo la realizzazione di nuova edilizia residenziale sia pubblica che privata, ma anche il recupero di edilizia residenziale ERP esistente con l’intento di soddisfare le esigenze basilari dell’abitare e di tener conto della qualità degli edifici sia dal punto di vista architettonico che urbanistico con l’adeguamento degli standards pubblici e di pertinenza dei parcheggi e del verde.
Il PIRP, che si compone di opere di edilizia residenziale e di opere infrastrutturali sia pubbliche che private, è finalizzato a rinnovare i caratteri edilizi ed incrementare la funzionalità del contesto urbano mirando al risparmio nell’uso delle risorse naturali disponibili ed in particolare al contenimento delle risorse energetiche, ad accrescere e a migliorare qualitativamente la dotazione di servizi, del verde pubblico e delle opere infrastrutturali occorrenti al fine di migliorare l’integrazione quartiere-città ed i livelli di integrazione sociale all’interno del quartiere.
Un’occasione quindi per migliorare la qualità dell’architettura e dell’ambiente urbano, con uno sviluppo progettuale coerente che recepisca le esigenze di carattere funzionale, sociale e formale poste a base della ideazione e della realizzazione delle opere e che garantisca il suo armonico inserimento nell’ambiente con una particolare attenzione al contesto urbanistico.

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ADEGUAMENTO AGLI STANDARD DEL SISTEMA DI URBANIZZAZIONI PRIMARIE

Come precedentemente detto, tra le carenze infrastrutturali più marcate risultano essere la fognatura pubblica, che provoca costanti allagamenti dei piani cantinati degli edifici bassi e lo stato precario dei marciapiedi e delle strade, a causa soprattutto della presenza di radici che rendono accidentata la superficie calpestabile, creano difficoltà di deambulazione specie agli anziani.
Per cui uno degli obiettivi che il Programma si propone, per una reale riqualificazione dell’area, prevede la realizzazione della rete fognaria bianca e nera e la sistemazione dei marciapiedi affinché possano garantire la sicurezza e la percorribilità a tutte le fasce di utenza.

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IL MIGLIORAMENTO DELLA QUALITÀ DELLA VITA E L’INTEGRAZIONE SOCIALE

Il tema si realizza attraverso l’incremento della funzionalità sia abitativa che di relazione del contesto urbano e la previsione di una maggiore dotazione dei servizi, verde pubblico e opere infrastrutturali, con particolare attenzione alle fasce più deboli della popolazione residente.
Il miglioramento della qualità della vita in un quartiere periferico e degradato come San Marcello avviene con la riqualificazione degli spazi abitativi e pubblici attraverso opere che abbiano come obiettivi principali quelli legati alla qualità morfologica, alla qualità ecosistemica ed alla qualità fruitiva. Le qualità ecosistemica, morfologica e fruitiva, sono intese come l’insieme di prestazioni fornite dagli organismi abitativi e dall’ambiente urbanistico volte a realizzare condizioni adeguate di benessere ambientale e condizioni migliori di socialità e di fruizione degli spazi urbani che influenzano la vita quotidiana del quartiere. Il miglioramento della qualità della vita viene proposto anche attraverso la realizzazione di nuove forme di socialità, occasioni di incontro e di scambio tra generazioni, culture, storie di esistenze diverse, per cercare di integrare nella vita del quartiere soprattutto i soggetti più deboli e più emarginati.
Le piazze, la pista ciclabile ed i nuovi spazi pubblici ed i nuovi locali commerciali previsti completano gli interventi del Programma destinati all’integrazione sociale ed al miglioramento della qualità della vita che costituiscono la base per lo sviluppo sociale, economico ed ambientale che possono portare ad una reale riqualificazione di una “quasi” periferia urbana come quella di San Marcello.

VISTA AEREA AREA D’INTERVENTO

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IL PROGETTO

Il progetto affidato dalla PIRP SAN MARCELLO S.C.a R.L. ai professionisti: Arch. Paolo A. M. Maffiola, Arch. Lorenzo Netti, Ing. Arcangelo Santamato, Ing. Arch. Gianluigi Sylos Labini, parte dalla risistemazione delle aree esterne di tutta l’area così come individuata dall’AC. L’area individuata per la realizzazione delle sistemazioni degli spazi pubblici esterni, della nuava circoscrizione e degli edifici sia per l’ediliza ERP che privata è compresa tra Via Omodeo, Via Fanelli, Via Orabona e Via Veniero. La scelta progettuale del Programma è orientata verso una pedonalizzazione quasi totale dell’area che, attraverso interventi sinergici pubblici e privati consentirà l’attraversamento dell’area su percorsi liberi ed integrati nella più ampia area pedonale, con un’accentuazione delle differenziazioni tipologiche delle strade, con la formazione di percorsi pedonali privi di barriere architettoniche e con la sistemazione e l’illuminazione di strade e marciapiedi attualmente dissestati a garanzia della sicurezza di tutti i residenti.


PRADA | Bari

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STORIA DEL PALAZZO LATERZA

La Libreria viene aperta da Giovanni Laterza nel 1896. E’ uno spazio ridotto in cui Giovanni lavora insieme alla moglie Agostina. La sua nascita precede di qualche anno quella della Casa editrice che viene fondata nel 1901.

Per ben 116 anni è stato, e sarà, un vero e proprio palcoscenico in cui hanno sfilato le personalità più importanti della vita culturale e politica del Paese.

Nel 1923 la libreria si trasferisce in locali più ampi: a dirigere c’è sempre Giovanni, impegnato però anche nell’attività editoriale. E’ lui infatti, il principale artefice dello sviluppo della Casa Editrice Laterza e del fortunato incontro con Benedetto Croce.

Nel 1930 a Giovanni subentra in Libreria il figlio maggiore Nino. Nel 1939 Nino diventa direttore: in questi anni la Libreria diventa luogo d’incontro per tutti gli intellettuali baresi che non si riconoscono nel regime fascista.

Nel dopoguerra la Libreria consolida il suo ruolo di centro culturale di Bari e si espande.

Il 4 maggio 1963 viene inaugurata la nuova sede di via Sparano, nel centro della città, che, negli anni successivi, diventerà luogo di numerosi incontri con autori e personalità del mondo della cultura e il punto di riferimento abituale per i giovani più curiosi ed impegnati.

Il progetto del nuovo Palazzo commissionato da Giuseppe Laterza, viene realizzato e completato dall’Arch. Alfredo Lambertucci nel 1958. Si tratta di un edificio particolarmente innovativo nelle soluzioni formali come nel programma edilizio, utilizzando il piano terra a negozi, il primo e il secondo per gli uffici della famiglia Laterza e i restanti tre piani per appartamenti.

Nella facciata il Lambertucci esprime al meglio il partito architettonico senza apparire banale, i materiali denunciano l’appartenenza a una scuola che vuole reinterpretare esperienze coeve nordeuropee.

Nel progetto si rintraccia la cifra “etica” del Lambertucci, che non deroga su alcuni principi: la chiarezza di impianto planimetrico; l’attenzione al dettaglio costruttivo, evidente già nei lavori di esordio; la forza dell’immagine architettonica giocata anche con l’utilizzo di elementi ricorrenti come il ritmo delle facciate. Utilizza i materiali da costruzione denunciandone la “matericità”, con la prevalenza nell’uso degli infissi metallici per le facciate e dei pannelli industriali in calcestruzzo per gli edifici più importanti. La sua immagine modulare riporta all’aspirazione degli anni Sessanta per una costruzione sofisticata e industriale, più allusa che sostanziale nel contesto di allora.

Il passare del tempo ha naturalmente consumato più rapidamente lo spazio di vendita dei libri che l’architettura dell’edificio. La chiave del progetto originario era nella contrapposizione tra la massa piena dell’edificio urbano a filo strada e la continuità trasparente dello spazio commerciale. Le grandi colonne arretrate (la figura che appare più datata allo sguardo di oggi), erano tagliate da una pensilina che funzionava da cornice e aveva il ruolo di mediare con la scala del contesto.

Il 19 giugno del 1992 la Libreria, mantenendo la stessa dislocazione nel centro della città, si amplia sviluppando accanto ai tradizionali settori di narrativa e saggistica quelli dello scolastico, tecnico-professionale, tascabili, di libri per bambini e ragazzi e multimediale: un assortimento che ne fa una delle più ricche librerie d’Italia.

Nel 2006 affronta una nuova ristrutturazione e il 2 settembre riapre i battenti dopo tre mesi di lavori che ne hanno profondamente rinnovato l’aspetto.

La committenza ha richiesto una ristrutturazione che restituisse organicità all’insieme e l’invenzione di un luogo per incontri e dibattiti, per mantenere alla libreria lo storico ruolo di soggetto propulsore della vita culturale barese.

Il progetto, realizzato da Domenica Loperfido Balestrazzi, Federico Bilò, Alessandro Ciarparella e Francesco Orofino, i quattro allievi di Alfredo Lambertucci, ha interpretato tali richieste lavorando sull’idea della sospensione e della trasparenza, realizzando un sistema di scaffalature metalliche sospese; sulla luminosità degli ambienti e sulla flessibilità d’uso degli spazi.

il 14 settembre 2006 in concomitanza della visita del Presidente della Repubblica Giorgio Napoletano alla Fiera del Levante di Bari, ci fu l’inaugurazione dei nuovi locali espositivi della Libreria Laterza in via Sparano.

Nel marzo 2012 la storica libreria Laterza affronta una nuova ristrutturazione, nell’ottica di una nuova visione culturale, avviene l’incontro con PRADA, l’idea è la “cultura incontra la moda”, questo porta ad un nuova ridistribuzione degli spazi.

Il 21 agosto 2012 viene presentato il nuovo progetto della Libreria Laterza a firma dell’arch. Paolo A. M. Maffiola, prevedendo la nuova ridistribuzione delle aree commerciali.

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IL PROGETTO

Descrizione generale dell’area e motivazioni della tutela: “Nel complesso l’area individuata riveste un particolare interesse paesaggistico sia per la presenza di un tessuto

Tutto il progetto della facciata è stato ispirato dal principio della reversibilità.

Gli infissi esistenti verranno carterizzati con una lamiera di colore nero, della stessa tonalità degli infissi originari ed ancora esistenti ai piani superiori del Palazzo Laterza.

La volontà di preservare gli infissi esistenti (ancorché non storicizzati, in quanto posti in essere nell’intervento di ristrutturazione del 2006) ha permesso di mantenere anche quelle che sono le scansioni attuali che ben si inseriscono nella scansione armonica creata dal progettista dell’edificio, Alfredo Lambertucci, fasce vetrate in corrispondenza dei pilastri circolari interni e, in corrispondenza delle grandi vetrate, sono state incorniciate le vetrine. Viene mantenuto l’ingresso di Via Sparano e realizzato uno nuovo su Via Dante Alighieri in continuità con i nuovi ingressi della Libreria Laterza. Le vetrate saranno caratterizzate al loro interno da lastre in materiale lapideo di colore nero in perfetta aderenza con i vetri al fine di accentuare la luminosità delle stesse dall’esterno e in perfetta armonia con l’essenza del marchio Prada. Le vetrine, inoltre, saranno caratterizzate da un profilo in acciaio che verrà montato sul filo interno della facciata (come da dettaglio allegato ai disegni tecnici) e dal logo del marchio Prada in acciaio retroilluminato. Per quanto riguarda gli ingressi, invece, le porte saranno realizzate in cristallo stratificato e temperato extrachiaro, arretrate rispetto al filo di facciata per permettere l’inserimento delle serrande di chiusura in linea con tutti gli infissi esistenti.

Entrambi gli ingressi, inoltre, saranno caratterizzati da una serie di loghi posti sulla facciata, sulla pensilina ed incassati a pavimento, di varie dimensioni e tutti della stessa cromia.

L’illuminazione dei loghi, priva di componenti di colore, limitata ai singoli caratteri e posta sul retro di questi, garantisce invariata la percezione dei materiali, dei colori e delle finiture sia dell’edificio che di tutto l’ambiente urbano circostante. I loghi, inoltre, essendo applicati direttamente sulle vetrine non costituiscono elemento di ostacolo né coprono alcun tipo di elemento decorativo o comunque caratterizzante l’edificio.

L’intervento di manutenzione della pensilina non modificherà il suo aspetto ed il suo ruolo di mediatrice tra il carattere più residenziale e sobrio dell’intera facciata soprastante e quello più elegante tipico di queste vie commerciali del centro urbano di Bari.

Ne verrà mantenuta in toto la struttura esistente, la geometria e porterà nella parte superiore i marchi delle due attività commerciali : PRADA e LATERZA (questo ultimo già collocato con precedente autorizzazione).

Con l’intento di rispettare gli aspetti architettonici e stilistici del prospetto e la tipologia degli infissi, nella progettazione della nuova porta di accesso alla Libreria Laterza abbiamo deciso di conservare i montanti verticali originari (mantenendone inalterato il RAL) e di sostituire l’enorme vetrata avente lunghezza m 3,20 con una porta scorrevole costituita da due elementi vetrati aventi ciascuno lunghezza m 1,60. In particolare la nuova porta sarà composta da un’anta fissa ed una scorrevole sulla prima ed in sommità avrà una fascia metallica alta 0,27 m, come quella presente sull’unico accesso di Via Dante che, oltre a contenere il meccanismo di scorrimento della porta, nasconderà all’esterno l’impianto di condizionamento del locale commerciale. In linea con questo intervento la porta attuale ora costituita da due ante con apertura verso l’interno, sarà realizzata con le stesse caratteristiche dell’accesso anzi descritto, sempre nel rispetto della tipologia dell’infisso originario ma con in più un sistema di uscita di sicurezza corredato.

Le due insegne “Laterza” poste sulla pensilina perimetrale al primo ordine dell’edificio (attualmente posizionate sull’angolo Via Dante-Via Sparano) saranno traslate sui due accessi di via Dante e poste in posizione centrale.

Il progetto si propone di effettuare lievi modifiche di finitura al fine di ottenere un aspetto nuovo e qualificato, al pari dei marchi di prestigio già presenti nella zona, ma sempre nel rispetto dei caratteri dell’edificio. Il principio su cui si fonda il progetto e il rispetto del contesto architettonico, senza comunque tralasciare gli aspetti essenziali che caratterizzano il marchio PRADA.

Partendo dalle Prescrizioni per il Quartiere Murat dettate dalla Determina Dirigenziale n.425 del 03.07.2012 nella progettazione dei due accessi abbiamo tenuto conto degli aspetti compositivi e materici dell’intera cortina edilizia.

Gli infissi quindi andranno ad uniformarsi per tipologia materiale e colorazione all’aspetto architettonico dell’intero edificio.


Casa del Samaritano | Minervino Murge

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DESCRIZIONE

L’area interessata dal progetto per la Casa del Samaritano si colloca a sud-est del centro abitato di Minervino Murge, nelle prossimità del tracciato della ex Strada Statale 170 di Castel del Monte, attuale Strada Provinciale 7, che ha origine nella provincia di Barletta-Andria-Trani, proprio presso Minervino, e attraversa tutta la parte occidentale dell’altopiano delle Murge. Il sito oggetto di intervento si caratterizza, dunque, lungo il suo lato orientale, per la vicinanza al tracciato della SP7, ad ovest è delimitato da una diramazione della strada provinciale e, a nord e sud, confina con altri lotti a destinazione agricola.
L’intervento, nel pieno rispetto delle caratteristiche ambientali e della naturalità del sito, assume un’importanza strategica per la valorizzazione di un contesto di particolare rilievo paesaggistico, che ben si presta ad ospitare le funzioni riabilitative di un’area a servizi di rango regionale.
L’ideogramma progettuale architettonico della Casa del Samaritano, ci riconduce a tre temi-guida:
1. le curve di livello che conformano l’andamento planimetrico del sito;
2. l’abbraccio come metafora architettonica;
3. gli jazzi e i lamioni, come morfo-tipologie architettoniche della cultura contadina e pastorale della Murgia.
Alla luce di questi temi, l’impianto a settore circolare utilizzato per lo sviluppo planimetrico del corpo di fabbrica principale, è risultato l’elemento geometrico che ne interpretava più efficacemente la sintesi.
Il fulcro dell’edificio è lo spazio centrale, adibito a reception, dal quale si accede ai locali per lo svolgimento delle attività collettive, quali: la sala di fisioterapia, la mensa, la cucina, gli uffici, la sala lettura, gli ambulatori medici.
Dall’asse principale dell’edificio si diramano due ali simmetriche, corpi laterali gemelli che ospitano le camere dei degenti, con due posti-letto per camera, con inclusi bagno e terrazzino privato.
Il corridoio di distribuzione è fiancheggiato da un pergolato continuo, posto come filtro fra il corpo di fabbrica e la seconda fascia di vegetazione, che caratterizza lo spazio centrale del complesso edilizio.
Percorrendo l’asse trasversale dell’edificio, attraverso un pergolato ligneo, si giunge alla piccola Chiesa del Samaritano, parte integrante del complesso.

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IL PERCORSO DELLE ESSENZE

Uscendo dal corpo di fabbrica principale, si accede ad un percorso, coperto con una pergola lignea, dai cui lati ci si inoltra nella seconda fascia di vegetazione, detta ’Percorso delle Essenze’.
Questo spazio, pensato come luogo di sosta e di meditazione, nasce per coniugare i benefici della vita all’aperto con la stimolazione sensoriale, intese come ausilio terapeutico alla riabilitazione psicomotoria degli ospiti.
Questo luogo si compone di due ambiti: uno con un più spiccato carattere di naturalità spontanea, composto da specie arboree (Quercus pubescens L.) e arbustive (Rosa sempervirens L., Rosa canina L., Arum italicum Mill., Cyclamen hederifolium Aiton), l’altro, ad organizzazione orticola con le erbe aromatiche (Asparagus acutifolius, Origanum vulgare, Salvia pratensis, Thymus capitatus, Rosmarinus officinalis, Satureja cuneifolia).

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LA CHIESA DEL SAMARITANO

Proseguendo lungo l’asse trasversale dell’edificio, attraverso un pergolato ligneo esterno, si giunge alla piccola Chiesa del Samaritano. L’impianto a navata unica trova i suoi principali riferimenti nelle cappelle di campagna solitamente annesse ai complessi delle masserie.
Posta all’incrocio degli assi cardinali strutturanti il complesso, la Chiesa ha il transetto orientato lungo l’asse est-ovest e la navata lungo l’asse nord-sud.
Lo spazio è caratterizzato da una luce zenitale, proiettata all’interno della chiesa attraverso le due pareti parallele che perimetrano la navata, quella esterna realizzata in pietra di Minervino, quella interna sospesa in setti di cls armato di colore bianco. L’ingresso, posto a sud, è raggiungibile dall’esterno attraverso un sagrato in pietra, alberato (Quercus ilex L.), e dotato di panchine per la sosta.
Alle spalle dell’altare sono collocati i vani di servizio e, lungo il prospetto nord, l’ingresso secondario, dal quale si accede alla piazza posteriore in continuità con le linee del sagrato.
Sulla piazza si erge il campanile interamente in pietra con, alla sommità, una gabbia in acciaio Cor-Ten, all’interno della quale sono poste le campane raggiungibili con una scala a chiocciola anch’essa in acciaio.
La piazza pavimentata in pietra è caratterizzata dalla presenza di specie arboree (Olea europea var. sylvestris L., Quercus trojana Webb, Quercus frainetto Ten., Quercus cerris L.) in asole verdi con panchine.

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LE OPERE DI RIQUALIFICAZIONE AMBIENTALE E LE SCELTE VEGETAZIONALI

L’impianto della vegetazione assume un ruolo preponderante nella proposta di progetto, in particolar modo con la finalità a un tempo di conferire un’elevata qualità ambientale a tutto il complesso e di salvaguardare le peculiarità paesaggistiche del sito, con particolare riferimento alle finalità espresse dalla legge istitutiva del Parco nazionale dell’Alta Murgia, D.P.R. 10.03.2004 – GU 01.07.2004, n. 152, Allegato A – Disciplina di tutela del Parco nazionale dell’Alta Murgia, Art. 2. Tutela e promozione per lo sviluppo sostenibile:
a) “la conservazione di specie animali e vegetali, di associazioni vegetali, (…) di singolarità geologiche, di formazioni paleontologiche, di comunità biologiche, di biotopi, di processi naturali, di equilibri idraulici ed idrogeologici”;
b) “la salvaguardia e la valorizzazione di valori paesaggistici del territorio, di testimonianze storiche dell’antropizzazione, di manufatti e sistemi insediativi rurali, di paesaggi”;
c) “l’applicazione di metodi di gestione e di restauro ambientale idonei a mantenere un’integrazione tra uomo e ambiente naturale, anche mediante la salvaguardia dei valori antropologici, archeologici, storici e architettonici e delle attività agro-silvo-pastorali e tradizionali”;
e) la difesa e la ricostituzione degli equilibri idraulici e idrogeologici, superficiali e sotterranei”;

e dalle misure di mitigazione suggerite nel parere paesaggistico favorevole ex art. 5.03 del PUTT/p, da parte del Settore Urbanistica della Regione Puglia, Deliberazione di G.R. n. 1622 del 04.11.2003:
– Gli habitat di pregio della flora locale, presenti sull’area oggetto di intervento, siano il più possibile preservati al fine di consentire lo sviluppo e/o la ricostituzione del patrimonio botanico-vegetazionale autoctono.
– Siano messe a dimora alberature d’alto fusto della flora locale al fine di mitigare l’impatto visivo delle opere in progetto.
– Siano limitati al minimo indispensabile i movimenti di terra (sbancamenti, sterri, riporti) al fine di non modificare in maniera significativa l’attuale assetto geomorfologico d’insieme e conservare, nel contempo, l’assetto idrogeologico complessivo delle aree oggetto di intervento. In particolare, compatibilmente con le esigenze progettuali, in sede di progettazione esecutiva dovranno essere opportunamente tutelate, soprattutto nella sistemazione delle aree a verde, i lembi di terreno con presenza di roccia affiorante al fine di non modificare in maniera significativa l’attuale configurazione paesaggistica dei luoghi; i tracciati viari dovranno seguire il più possibile le pendenze naturali del terreno; i materiali di risulta, rivenienti dalle eventuali operazioni di scavo, siano allontanati e depositati a pubblica discarica.
– In sede di progettazione esecutiva siano salvaguardati il più possibile gli elementi “diffusi nel paesaggio agrario” aventi notevole significato paesaggistico come definiti dall’art. 3.14 delle N.T.A. del P.U.T.T./P., ovvero le piante isolate o a gruppi, sparse, di rilevante importanza per età, dimensione, significato scientifico, testimonianza storica; le alberature stradali e poderali; le pareti a secco, con relative siepi, di divisione dei campi, di delimitazione delle sedi stradali.

Il progetto del verde prevede, dunque, la totale conservazione degli esemplari arborei ed arbustivi esistenti, integrando gli stessi con la sola piantumazione di specie tipiche della macchia mediterranea (murgiana). Questo intendimento ha condotto le scelte progettuali verso una strutturazione del progetto di suolo a gradiente: le aree verdi più prossime ai manufatti architettonici hanno funzione di mitigazione degli stessi rispetto al paesaggio circostante, di contro, le restanti aree verdi hanno lo scopo di integrare ed arricchire il patrimonio vegetazionale arbustivo e arboreo esistente.
La scelta delle specie vegetali ha tenuto conto di diversi fattori:
– la preferenza verso specie arboree e arbustive autoctone, la cui adattabilità alle condizioni pedoclimatiche del sito è garantita;
– la funzione paesaggistica e la compatibilità dei gruppi vegetazionali;
– la reperibilità sul mercato;
– le basse esigenze colturali.

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CONSIDERAZIONI CONLCUSIVE

Intervenire progettualmente in un luogo periurbano indubbiamente implica la necessità di assumere una visione paesaggistica in grado di interpretare l’attività dell’uomo e i connessi impatti che questa comporta sul paesaggio, in una dimensione allargata di tipo relazionale. Questo approccio impone che l’oggetto dell’osservazione non sia il manufatto architettonico – quale fenomeno singolo e puntuale sul territorio – quanto piuttosto il contesto nel quale esso si colloca, tanto che si tratti di un contesto paesistico, in questo caso la condizione di prossimità al sistema naturale del Parco Nazionale dell’Alta Murgia, quanto che si tratti di un contesto urbano, il manufatto architettonico con i suoi elementi vegetazionali come elemento di connessione tra la città e la campagna periurbana.
Pertanto, la dimensione propositiva allargata della presente proposta tenta di superare la mera presa d’atto del tema degli impatti delle attività umane sul territorio, con la conseguente posizione vincolistica, cercando invece un approccio che sia ispirato da una precisa intenzionalità di integrazione con il territorio.

Il progetto inoltre tende a perseguire l’obiettivo di qualità paesaggistica definito per l’ambito dell’Alta Murgia dalla proposta di PPTR (approvata con DGR 1 del 2010 al fine di conseguire lo specifico accordo con il Ministero per i Beni e le Attività Culturali previsto dal Codice e per garantire la partecipazione pubblica prevista dal procedimento di Valutazione Ambientale Strategica). Ciò tenendo dunque conto degli altri obiettivi di qualità paesaggistica definiti per l’ambito dalla proposta di PPTR, con particolare riferimento ai seguenti:
1. Sviluppare la qualità ambientale del territorio;
5. Valorizzare il patrimonio identitario culturale-insediativo;
7. Valorizzare la struttura estetico-percettiva dei paesaggi della Puglia.